Lucignano in Valdichiana


Vai ai contenuti

Storia Antica di Lucignano

Informazioni



LUCIGNANO in Val di Chiana, detto altre volte LUCIGNANO D'AREZZO. - Terra nobile murata, già castello di grande importanza per trovarsi sul controverso confine sanese-aretino. - È capoluogo di comunità, residenza di un potestà sotto il vicariato Regio del Monte S. Savino, nella Diocesi e Compartimento di Arezzo.
Risiede in cima a uno sprone di monte che si avanza verso il centro della valle da quelli più elevati del poggio S. Cecilia e di Palazzuolo, a braccia 701 sopra il livello del mare Mediterraneo, fra il grado 29° 25' 2? di longitudine e 43° 16' 8? di latitudine 17 miglia toscane a ostro-libeccio di Arezzo; 12 aponente di Cortona, 14 a settentrione di Montepulciano, e 24 miglia toscane a levante di Siena.
Offre per tal guisa Lucignano uno dei punti di prospettiva la più estesa per contemplare quasi tutta la bellissima valle della Chiana, in guisa che di costassù si gode della vista di quasi tutti i paesi, terre, castelli e città, dalle quali è popolata cotesta ricca valle.
Per quanto di Lucignano non retsino molte memorie vetuste, pure dal poco che fu di sopra accennato, sull'etimologia del nome di Lucignano e Liciniano, apparisce che l'origine di questa terra dev'essere remotissima. - Ciò premesso, dirò che uno de'documenti più antichie più positivi superstiti è quello spettante alla sua chiesa battesimale di S. Felice, tostochè essa viene rammentata fino dal secolo XI nelle pergamene appartenute alla badia di Agnano in Val d'Ambra. - Non fia per altro da credere che questo Lucignano appartenesse, come alcuni supposero, alla contessa Matilde, per avere incontrato nell'anno 1103 risiedere un suo Visconte in un giudizio in Lucignano, non già in questo della Berardenga, ossia del Chianti.
Molto meno è da credere che questo della Val di Chiana appartenesse ai conti Alberti, siccome da qualche scrittore fu supposto, confondendolo col Lucignano di Val di Pesa. - Vedere i loro respettivi Articoli.
Le vicende storiche di questa terra non incominciano a mostrarsi prima della metà del secolo XIII, quando Lucignano dipendere doveva non solamente per la parte ecclesiastica, ma ancora per la civile, dal comune di Arezzo.
Realmente un mese dopo la giornata di Monte Aperto troviamo costà in Lucignano il vescovo Guglielmino Ubertini, allora capo del governo di Arezzo; il quale nel dì 14 ottobre 1260 costà firmò un decreto come esecutore apostolico, con la mira di conferire il priorato di S. Bartolommeo a Scampato presso Figline nel Val d'Arno a un chierico suo bene affetto, a quello stesso Cavalcanti, che tre anni innanzi da Guglielmino fu inviato al Pontefice Alessandro IV per accomodare le vertenze fra esso vescovo ed i Cortonesi. - Vedere CORTONA.
Dopo però la vittoria di Campaldino i Fiorentini coi Sanesi loro alleati s'impossessarono di molti castelli della Val di Chiana fino allora tenuti dagli Aretini. Erano di questo numero Monte S. Savino e Lucignano, rilasciati ai Sanesi. Infatti nell'Archivio Diplomatico di Siena (Kaleffo dell'Assunta) esistono varii documenti del 22, 23 giugno, del 12 dicembre 1289 e del 24 agosto 1290, tutti relativi alla sottomissione dei Lucignanesi alla repubblica di Siena.
Citerò fra questi l'atto del 23 giugno 1289, stipula,do nel padiglione e nel campo dell'esercito sanese sotto Lucignano, e confermato nella chiesa di S. Francesco de'Frati Minori dentro Lucignano, col quale atto il popolo Lucignanese convenne col sindaco nominato dal milite barone de'Mangiadori potestà e capitano di Siena, sotto pena di diecimila marche d'argento, fra gli altri patti, nel seguente capitolo; cioè, che i Lucgnanesi, oltre un annuo tributo a Siena promettevano di eleggere di sei mesi in sei mesi il loro potestà fra i cittadini sanesi, con pagargli di salario fiorini cento. La quale condizione nel 14 agosto del 1299 fu confermata dagli abitanti di Lucignano, allorchè il nobile uomo Vecchietto degli Accarigi fu eletto in potestà di Lucignano, previo il consenso dei 20 consiglieri maggiori e del consiglio dei 60. Quest'ultimo fatto, del consenso richiesto e dato dai due consigli, chiaramente dimostra, che il paese di Lucignano fino d'allora si reggeva a comune, cioè, con le propie leggi; e che l'influenza dei Sanesi, riducevasi ad una specie di accomandigia, piuttostochè ad una sudditanza decisa. Nei libri del gran consiglio di Siena si trovano molti nomi di uomini illustri che esercitarono, dal 1301 al 1316 e ancora più tardi, all'anno 1428, l'ufizio di capitano in Lucignano. Dal 1428 in poi la Signoria di Siena mandò a Lucignao di Val di Chiana non più un nobile col titolo di capitano, ma un cittadino rivestito delle ingerenze di potestà.
Che il castello di Lucignano tornasse sotto il dominio degli Aretini piuttosto che di altri comuni, lo dicono gli scrittori sanesi, e lo diede indirettamente a conoscere il più accreditato istorico di quel tempo, Giovanni Villani, al libro XI della sua cronica, sia perché a'tempi suoi questo di Val di Chiana appellavasi Lucignano d'Arezzo, sia perché all'anno 1336, ragionando della guerra fra gli Aretini e i Perugini, lo stesso storico soggiunge: come appena fu rotto dai Fiorentini il trattato di lega coi Perugini, rispetto alla conquista di Arezzo e del suo territorio, quelli di Lucignano d'Arezzo essendo molto oppressi dai Perugini per le loro masnade che stavano al Monte a San Savino, inviarono a Firenze i loro ambasciatori con pieno mandato per darsi a questo Comune (Cronic. Lib. XI. cap. 59).
Se non che in conformità di un nuovo accordo, dopo che i Fiorentini ebbero la città di Arezzo, fu convenuto che il comune di Perugia ritenesse sotto la su giurisdizione per un tempo determinato i castelli e terre di Fojano, di Lucignano, di Monte S. Savino e di Anghiari insieme colle loro rispettive corti o distretti. (loco cit. cap. 61).
Con altra convenzione fra il comune di Perugia e quello di Firenze, fatta in Lucignano del Chianti, nel dì 6 novembre 1339, i perugini rinunziarono pienamente ai Fiorentini ogni loro ragione sopra Arezzo e suo contado, riservandosi però il dominio di Lucignano e dell'altre castella che i primi già da qualche tempo ritenevano di quelle del distretto aretino. (loc. cit. cap. 105).
È altresì vero che quel trattato non accordava ai Perugini i suddetti luoghi altro che per il termine di anni otto e mezzo, con obbligo dopo detta epoca, di restituirli liberamente al comune e governo di Arezzo; per effetto della quale restituzione i Fiorentini dovevano ridonare al proprio regime civico la città di Arezzo. (AMMIRATI Stor. fior. Lib. VIII).
Se non che, caduti i Fiorentini medesimi sotto il tirannico dominio del duca d'Atene, anche gli Aretini stimarono bene di scuotere il giogo della Signoria di Firenze, riconoscendo di buona voglia nel duca stesso un nuovo padrone, cui nel 22 settembre del 1342 giurarono obbedienza a vita. Lo stesso esempio fu tosto imitato dai popoli del territorio aretino, e fra questi dagli uomini del comune di Lucignano. Questi infatti nel 5 dicembre 1342 nominarono il loro sindaco, affinchè a nome de'Lucignanesi egli giurasse in Arezzo nelle mani del vicario del duca d'Atene di tener lui come Signor generale del dominio fiorentino e aretino. - (ARCH. DIPL. FIOR. Carte dell'Arch. generale).
Nella guisa stessa che gli abitanti di Lucignano imitarono gli Aretini, col dichiararsi ligii del duca Gualtieri, non furono essi meno solleciti a profittare della sua cacciata da Firenze, e a prendeere l'esempio dai Fiorentini, tostochè gli uomini di Lucignano, con atto pubblico dell'agosto 1343, tornarono a costituirsi in libero regime.
In tale stato per un intiero decennio i Lucignanesi si conservarono, sino al 4 aprile del 1353, al qual giorno ci richiama una loro capitolazione con la Repubblica fiorentina.
Ma non corsero molti lustri, dacchè l'università di Lucignano, in vista dei travagli e dei danni continui che riceveva dai fuoriusciti e ribelli della Repubblica sanese, mancando di forze sufficienti a tenere in dovere e castigare tanti facinorosi, con deliberazione dell'11 ottobre 1370 decise di sottomettere la terra, abitanti e distretto di Lucignano al patrocinio di una potenza più vicina, quale si era la Repubblica di Siena. Dondechè con atto pubblico confermato dai Dodici difensori della libertà di Siena, nel dì 16 novembre 1370, restò convenuto fra il Comune di Lucignano e il governo sanese; 1.°che il castello di Lucignano con la sua corte e territorio dovesse intendersi d'allora in poi, e che fosse del distretto di Siena; 2.° che i Lucignanesi si obbligassero far esercito e cavalcata contro i nemici del comune di Siena; 3.° che in Lucignano non si dasse ricetto ai banditi di Siena; 4.° che i Lucignanesi dovessero ricevere di sei in sei mesi per potestà un cittadino sanese popolare; 5.° che ogni anno il comune di Lucignano pagasse alla Repubblica di Siena il censo di 150 fiorini d'oro, e inoltre che inviasse a detta città per S. Maria d'agosto un cero fogliato simile a quello che mandava Montalcino, accompagnato da 15 massari aventi un cero di libbra per ciascuno; 6.° che i Lucignanesi non potessero esigere dai distrettuali di Siena alcun pedaggio per estrazione o introduzione di mercanzia; 7.° che il comune di Lucignano dovesse rinunziare a qualunque lega, o compagnia che avesse fatta con altra comunità, e quella cassare ec; 8.° che per l'avvenire il comune di Lucignano non presumesse di fare alcuna sottomissione del suo castello e distretto ad altri fuori che ai Sanesi; 9.° che le mercanzie, grani e biade del territorio di Lucignano potessero trasportarsi a Siena; e che in alcun caso dal comune di detta terra si facesse divieto in contrario; 10.° che gli uomini di Lucignano possano conservare nella loro terra e corte il mero e misto impero con giurisdizione, in quelle cose però che non fossero di pregiudizio e contro la forma dei sopra esposti c apitoli; 11.° che la Repubblica di Siena non possa imporre dazii né gabelle agli uomini di Lucignano oltre quelli prescritti nei sopradetti capitoli, ec. - (ACRH. DIPL. SEN. Kaleffo nero e rosso).
Peraltro dopo tutta cotesta solennità professata ai Sanesi dagli uomini di Lucignano, questi dovettero tornare di bel nuovo sotto la tutela della Repubblica Fiorentina, allorquando Arezzo con il restante del suo contado e antico distretto, fu vendnto alla Signoria di Firenze nel 1384 dalle milizie straniere, che l'avevano avidamente quasi dirò messo all'incanto.
Se non che poco dopo (anno 1386) i Sanesi per un verso, e i Perugini per l'altro, affacciarono le loro rispettive pretensioni sopra Lucignano contri i Fiorentini che se lo tenevano in tutta pace. Ciò diede la mossa ad una lite politica, la cui decisione fu rimessa all'arbitrio dei giudici concordemente dalle parti nominati fra quelli del consiglio rappresentativo di Bologna. Infatti nel 26 ottobre del 1386 in Bologna fu pronunziato il lodo, col quale restò decisa la conservazione di Lucignano alla Repubblica fiorentina, a condizione di dover questa sborsare ai Sanesi 80000 fiorini d'oro. (loc. cit.)
In tale stato erano le faccende politiche, quando nel 1390 i Lucignanesi si posero con tutto il loro territorio sotto la protezione di Giovanni Galeazzo Visconti duca di Milano, l'acerrimo nemico dei Fiorentini. Per modo che dopo un breve intervallo le milizie del Visconti con le bande sanesi corsero sopra Lucignano (anno 1390) dove fecero prigioni i soldati che vi stavano di guardia, il vicario e il potestà che reggevano la terra per i Fiorentini.
Nel Kaleffo rosso delle Riformagioni di Siena sono registrate le condizioni in detto anno stabilite fra i sindaci del comune di Lucignano e la Repubblica sanese; mediante un atto stipulato nel castello di Lucignano e rogato dal notaro Antonio del fu Bertinucci di Lucignano.
Fu perciò stabilito; 1.° che il Castello e corte di Lucignano s'intenda essere in perpetuo sotto la giurisdizione di Siena; 2.° che esso debba tener per potestà di sei in sei mesi un cittadino sanese con la paga di 400 fiorini d'oro, compreso il notaro, i donzelli e i famigli; 3.° che ogn'anno per la festa dell'Assunta Lucignano invii alla cattedrale di Siena un palio di scarlatto del valore almeno di 60 fiorini,accompagnato da 8 massari, ciascuno dei quali fornito di un cero di libbra; 4.° che il comune di Lucignano debba ogn'anno levare da Siena 600 staja di sale, al prezzo di 30 soldi lo stajo; 5.° che al comune di Siena sia permesso fabbricare una rocca, o cassero nella terra di Lucigano; 7.° che lo stesso comune paghi ogni anno per censo alla Repubblica di Siena 300 fiorini d'oro; 8.° che i Lucignanesi non possino esigere il pedaggio da'cittadini sanesi; 9.° che ai Lucignanesi sia permesso di poter liberamente trafficare e mercanteggiare nello stato di Siena e viceversa, ec. ec.10.° che tutti gli originarii o terrieri della suddetta terra, o quelli che vi si stabiliranno in futuro, siano e s'intendano veri e originarii cittadini sanese, e godino di tutti gli onori, immunità, privilegii, ec. 11.° che tutti i notari nativi di Lucignano, presenti e futuri, s'intendano come se fossero matricolati nell'università du Siena, e godano de'medesimi privilegii, ec.
In quanto al castello o cassero di Lucignano, si apprende da un libro de'rendimenti di conto nell'Archivio Diplomatico Senese che dopo la suddetta convenzione in tre anni di lavoro l'operajo senese Bartolo Bartoli vi spese la somma di 6825 fiorini.
L'acquisto poi di Lucignano fu confermato al comune di Siena nella pace conchiusa li 6 aprile 1404 tra quella Signoria e i Priori della Repubblica fiorentina.
Composti in tal guisa gli affari, i Sanesi pretesero che gli abitanti di Lucignano, governati dalle proprie leggi, dovessero pagare le gabelle de'generi che entravano nel loro territorio. Alla quale pretesa essendosi opposti i Lucignanesi, fu portata la lite davanti il Pontefice, e quindi, interpellato il celebre giureconsulto Paolo di Castro, fu pronunziato il voto favorevole ai Lucignanesi. (PAULI CASTRENSI Consil. n.° 85 e 292).
La terra per altro di Lucignano col progredire del secolo XV andò deteriorando di fortuna e di popolazione, al segno che i suoi abitanti dovettero ricorrere alla Signoria di Siena per ottenere da quel governo una diminuzione del censo, e della tassa per la quantità del sale, cui nel 1404 si erano obbligati. Tali motivi sono resi manifesti dalla convenzione del 1440, nel cui preambolo si dichiara, che ciò fu concesso, attesa la povertà degli uomini di Lucignano della Val di Chiana, e la mancanza del numero: essendochè di 600 uomini che ivi erano allora trovavansi ridotti a circa 300, e l'escita annua che essi sostenevano fra censi, palio, potestà, cancelleria, maestro di scuola, offerta alle chiese, ammontava a fiorini mille; oltre fiorini 400 per spese straordinarie. E poiché la loro comunità non contava altra entrata, eccetto un mulino dal quale dal quale ritraeva il reddito di sette moggia, con più il provento di una selva; in vista di tutto ciò la Repubblica di Siena concedè al comune di Lucignano le seguenti esenzioni; 1.° che per l'avvenire si paghino al potestà, per sei mesi solamente 1000 lire; 2.° che i 300 fiorini soliti pagarsi di censo ai Sanesi fossero ridotti a fiorini cento, a condizione d'impiegare gli altri 200 in restaurare le mura e le porte di essa terra; 3.° che di 600 staja di sale la comunità di Lucignano per l'avvenire ne prendesse solamente staja 300, ec. ec. (ARCH. DIPL. SEN. Kaleffetto).
Finalmente le capitolazioni del 1440 furono dal governo di Siena, nel 1448, e nuovamente nel 1467, confermate per altri otto anni, con l'ingiunzione ai Lucignanesi di non potere esigere gabelle sotto alcun titolo dai cittadini sanesi, e che dell'entrate della loro terra essi dovessero spendere solo 50 fiorini per anno e non più nei risarcimenti delle mura castellane. (loc. cit.)
È da vedersi un lodo proferito nel dì 20 dicembre del 1472 dal cardinale Papiense sopra le controversie che spesso suscitavansi tra questa e la comunità limitrofa di Fojano, rispetto ai fiumi ed altri corsi d'acqua del loro territorio. Arroge a ciò una deliberazione della Signoria di Firenze dei 15 giugno 1502, con la quale per terminare tali vertenze fu ordinato di mantenere in osservanza il suddetto lodo. - Già dissi all'Articolo FOJANO, che dalm 1387 al 1512 non meno dis ei snetenze a cagione di confini furono pronunziate dagli arbitri fra la comunità di Fojano e questa di Lucignano.
Ciò non ostante l'Imperatore Carlo IV, mediante uno dei soliti suoi diplomi, dato in Siena nel Maggio del 1336, confermò agli Aretini, per quanto non li riavessero mai più, i castelli di Lucignano, di Fojano, di Monte S. Savino ec.
Sotto il dominio di Siena per altro Lucignano si mantenne sino alla guerra mossa dalle armi cesareo-medicee contro quella repubblica. Avvegnachè Lucignano fu dopo Asinalunga la sceonda terra de'Sanesi, che nel principio del 1553 cadde in potere delle soldatesche austro-ispano-ducali; e fu costà, dov'essi trovarono di guarnigione 300 fanti dell'esercito franco-sanese, comandati da un calabrese. Ma costui avendo dato ordine, poco innanzi di abbandonare il castello, che si abbruciassero le provvisioni con tuttociò che v'era da vivere, i terrazzani accortisi di ciò gliel vietarono armata mano: sicchè chiamati i soldati imperiali, questi di prima giunta ebbero in animo di smantellare il castello, per non avere a lasciarvi un presidio. Ma ben presto il duca Cosimo mandò a Lucignano una compagnia di fanti che lo custodisse per conto suo; tanto più che a lui giovavano le antiche ragioni che aveva su questa terra la Repubblica fiorentina. Infatti i Lucignanesi con diversi capitoli si sottomisero volentierosi, sotto dì 4 aprile 1553, al secondo duca di Firenze. Nella quale circostanza si riepilogarono tutte le franchigie fatte antecedentemente alla Repubblica fiorentina, a partire dalla più antica de'14 aprile 1353,fra le quali una mantiensi ancora in vigore: di poter, cioè, la Comunità di Lucignano nominare un suo cittadino per essere mantenuto allo studio di Pisa. Dopo la conquista e cessione formale di Siena, gli uomini di Lucignano prestarono di nuovo giuramento di fedeltà al duca Cosimo I per sé e suoi successori al trono di Toscana, ottenendo la conferma delle annunziate favirevoli e generose capitolazioni.
Appena che fu Lucignano liberamente ceduto a Cosimi de'Medici, questo duca ordinò la fondazione di una nuova fortezza (anno 1558) fuori del paese dal lato di libeccio. I bastioni che restano nel luogodei due mulini a vento sono gli avanzi di quell'opera di difesa non mai compita. Furono bensì da quel principe restaurate le mura e le porte di Lucignano, costruite cisterne e pubblici pozzi; cercate e allacciate vene di acqua viva per fornirne costantemente la guarnigione r gli abitanti, che ne penuriavano.
Lucignano data la riforma de'suoi statuti dal primo anno del granducato di Cosimo I (anno 1569), comecchè dei più antiche ne avesse fino dall'anno 1340, e forse anche prima. (ARCH. DELLE RIFORMAGIONI DI SIENA).
Di quelli dell'anno 1569 una copia si conserva fra i MSS. della Biblioteca Marucelliana, stati approvati dal consiglio della Pratica segreta di Firenze sotto dì 21 gennajo 1572. Sono ripartiti in 4 Capi o Distinzioni. La prrima di 29 rubriche consiste nel regime, elezione e obblighi degli uffiziali, dei vicarii, dei varii rettori dello spedale e della fraternita, del camarlingo generale, del soprastante alle fosse, ai fiumi e ai fonti, del medico, del chirurgo, del maestro di scuola,ed infine dei santesi ed operai della chiesa della Madonna della Quercia e di quella dei Frati Minori di S. Francesco. I quali ultimi (ivi si ordina) debbono ritenere in mano la chiave dell'Albero (cioè il famoso reliquiario detto l'Albero di S. Francesco) come si è costumato sempre, e sorvegliare all'entrate e uscite dei beni di chiesa, ec.
La seconda parte verte sugli obblighi del vicario, del giudice assessore, e della sua corte, non che sulla procedura delle cause civili, prescrivendo nella rubrica 67 e ultima, che: in difetto delli Statuti della terra suddetta, si ricorra alli Statuti della città superiore, ed in difetto di questi alle leggi imperiali.
La terza Distinzione divisa in 55 rubriche tratta del modo di render ragione ai Lucignanesinelle cause criminali.
La quarta Distinzione, consiste in 47 rubriche, si occupa di ordinazioni municipali, delle gabelle ed entrate del comune, del giuramento da prestarsi dagli artefici e bottegai, delle penali agli osti che non tengono misure giuste,e a chi fa corruccio dietro al morto, ec.
Finalmente nel 1583 furono confermati al comune di Lucignano i privilegii per la fiera solita farsi in essa terra.
Per ciò che spetta alla storia ecclesiastica delle chiesa di Lucignano, fu fatta menzione della sua antica pieve sotto l'invocazione di S. Felice, ora S. Biagio, fino dall'anno 1083, in un istrumento appartenuto alla badia di Agnano in Val d'Ambra. Essendochè in quell'anno tre fratelli conversi Camaldolensi, Raginiero, Morando e Guglielmo, figli del fun Teuzo, previo il consenso del loro superiore Guinizzone abate del Monastero di Agnano, donarono a questa stessa badia i loro beni situati nel contado aretino, e segnatamente nelle pievi di S. Savino di Barbajano, (Monte S. Savino), in luogo detto sotto la chiusa Valentini, così ne'pivieri di S. Maria in Toppo, in quelli di S. Felice a Lucignano e di S. Pietro in Agello (ora a Marciano) ec.
Nel 1094 un altro possidente della Val di Chiana donò alla badia di S. Quirico delle Rose, ossia a Nasciano, quanto egli possedeva nei pivieri di S. Pietro in Agello, di S. Felice preso Lucignano e nel casale di Nasciano. (ANNAL. CAMALD. e ARCH. DELLA CATTEDRALE DI AREZZO.)
La pieve vecchia posta mezzo miglio fuori di Lucignano a piè del poggio, è senza fonte battesimale; la sua parrocchia, con decreto vescovile del 21 luglio 1788, fu riunita ad altra (S. Biagio) ch'era dentro Lucignano.
Le onorificenze della pieve di S. Felice vennero date alla chiesa di S. Michele dentro Lucignano, cui fu associato il titolo dell'altra allorchè essa fu dichiarata arcipretura per bolla del Pontefice Pio II dei 31 luglio 1470. - Finalmente per erigere la pieve di S. Michele in collegiata con otto canonici, compresa la dignità dell'arciprete, Urbano VIII con bolla del 1638 decretò, che vi fossero incorporate le rendite della chiesa battesimale di S. Felice, della soppressa parrocchiale di S. Maria di Crispignano, e di cinque cappelle con benefizio semplice; cioè di S. Giovanni decollato, di S. Anna, di S. Giusto, di S. Smeraldo e della SS. Concezione; tutte chiese noverate fra quelle del piviere di Lucignano nel registro delle chiese aretine compilato circa la fine del secolo XV, e poc'anzi rammentato.
Apprendesi da quel registro, che allora erano compresi nello stesso piviere di Lucignano, oltre le chiesa prenominate, l'ospedale di S. Anna, e il monastero de'Minori Osservanti, prova che il convento de'Cappuccini, l'ospizio della Riforma, e il monastero di S. Margherita delle monache furono fondati in Lucignano dopo quell'epoca; siccome appartiene al secolo XV il grazioso tempietto della Madonna della Quercia fuori Lucignano, opera pregevolissima tutta in pietra serena del celebre Antonio da Sangallo.
La collegiata di Lucignano fu restaurata nel 1796. Esistono costà alcuni buoni quadri della scuola sanese, fra i quali la Cena di Gesù Cristo del Casolani, e certi Angioli di legno ricordati, se la memoria non mi tradisce, dal Cicognara. Tre cataletti dipinti dal Vanni sono al Camposanto fuori di Lucignano.
Nella chiesa del soppresso convento di S. Francesco si conserva sotto buona custodi il gran reliquiario, appellato l'Albero di S. Francesco, per esservi intagliati a niello fino dal 1471 molti santi di quell'Ordine; è un lavoro, singolare e forse unico. La chiesa della SS. Annunziata è decorata di pitture dei Vanni e loro scolari.
Dal sottoposto Quadro resulta che la popolazione di Lucignano è in decadenza mentre tutti i paesi della Val di Chiana progrediscono.

Movimento della popolazione della TERRA di LUCIGNANO a due epoche diverse. (*)

ANNO 1745: Impuberi maschi 424; femmine 339; adulti maschi 721, femmine 791; coniugati dei due sessi 890; ecclesiastici 111; numero delle famiglie 550; totalità della popolazione 3276.
ANNO 1833: Impuberi maschi 497; femmine 514; adulti maschi 467, femmine 464; coniugati dei due sessi 920; ecclesiastici 18; numero delle famiglie 566; totalità della popolazione 2880.

(*) La popolazione del 1551 manca, stante che a quell'epoca Lucignano era compreso nella Giurisdizione della Repubblica sanese, indipendente dal regime fiorentino.

Comunità di Lucignano. - Il distretto di questa comunità occupa una superficie territoriale di 12616 quadrati, dei quali 418 sono presi da corsi d'acqua e da strade. - Nel 1833 vi era una popolazione di 3846 abitanti a ragione repartitamente di 256 persone per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
Il territorio della comunità di Lucignano presenta una figura irregolare più lunga nella linea da scirocco a maestro che nel lato opposto, la cui maggior larghezza trovasi sul meridiano del capoluogo. - Confina con cinque comunità. Dal lato minore voltando a ostro tocca la comunità di Asinalunga, a partire dalla Casa rossa, e di là per il borro del Pozzo sino alla strada comunitativa pedonale, che rimonta per breve tragitto da ostro a settentrione finchè trova quella della Casella, con la quale ripiega verso ponente per scendere nella fiumara Foenna. Andando poi nella linea di libeccio contro la corrente di detta fiumana, arriva sino alla via che passa dalla collinetta di Monte chiari, ed ivi lascia a levante la Foenna per andare a trovare e attraversare il torrente Vertege, donde inoltrarsi lungo la sponda destra del borro del Rigajo e di quello di Fornieta. Quindi per termini artificiali va incontro al fosso del Molinello, che oltrepassa dopo corto cammino, piegando a ponente fino alla strada rotabile del Calcione, al di là della quale rientra nella Foenna. Costà voltando a libeccio sottentra a confine la Comunità di Rapolano mediante la fiumana anzidetta,cui và contr'acqua salendo il poggio da scirocco a maestro, finchè, piegando nella direzione da maestro a levante, tocca la Comunità del Monte S. Savino. Con quest'ultima percorre circa un miglio dalla parte di maestro fino al torrente Vescina, lungo il quale riscende il monte dalla parte di grecale. Dopo il corso di circa tre miglia oltrepassa il torrente preaccennato, poscia la strada provinciale che da Lucignano guida al Monte S. Savino, finchè lungo il borro di Rialto va a trovare il fiumicello Esse di Fojano. Costà dal lato di grecale scende lungo questo fiumicello di conserva col territorio della Comunità di Marciano sino alla strada comunitativa rotabile de'Tre Ponti. Lungh'essa dopo il cammino di quasi due miglia toscane sottentra dal lato di levante la Comunità di Fojano, con la quale la nostra di Lucignano fronteggia per due buone miglia toscane mediante il corso dell'Esse, e poi per quasi un altro miglio mediante tremini artificiali posti lungo la destra ripa del fiumicello prenominato, finchè presso alla Casa rossa ritrova la Comunità di Asinalunga.
I maggiori corsi d'acqua che attraversano o che costeggiano il territorio di Lucignano sono, a levante l'Esse, a libeccio il Vertege; a settentrione, e di nuovo a ostro, quello della Foenna.
Fra le strade rotabili che percorrono la comunità di Lucignano, vi è la provinciale antica Lauretana delle Folci: e l'altra che da Fojano porta a Lucignano passando per la Pieve vecchia; la quale ultima continua da Lucignano per Monte S. Savino. - Sono comunitative rotabili la strada che da Lucignano porta a Asinalunga, quella detta Senese che passa per Rigomagno, e che presso il mulino di Palazzuolo si unisce alla strada provinciale Lauretana delle Folci, la via che staccasi da quella del Calcione per andare a Modanella sul Poggio S. Cecilia, la strada del Calcione, e l'allacciatura della provinciale, che dalla Pieve vecchia passando dalla chiesa di Scerpella si unisce con l'altra rotabile dei Tre Ponti.
Il suolo che cuopre la superficie comunitativa di Lucignano appartiene a tre epoche e formazioni diverse. - Dal lato del monte il terreno consiste principalmente in calcaria stratiforme compatta (alberese) ed in arenaria, o macigno. Coteste rocce sono coperte da quelle meno antiche tanto al di sopra, quanto a piè del poggio di Lucignano; mentre dove il poggio di Lucignano va a collegarsi con quelli della piccola giogana del Calcione e di Rigomagno, alla calcaria alberese, ed alla pietra serena sovrappongono strati di gres castagnuolo, e di schisto orgillo-siliceo; alla base poi del poggio medesimo le rocce di calcaria o di macigno si nascondono sotto un tufo ricco di ostricaje e di altri fossili marini, misti talvolta a qualche reliquia di animali vertebrati. - A cotesto terreno terziario appartengono tutte le collinette, o piuttosto l'alti piano di Marciano, del Pozzo, di Fojano e di Bettolle ec., che vien corroso a levante e a ponente dalle fiumane dell'Esse, della Foenna, non che dal canale della Chiana. - Vedere CHIANA, e FOJANO Comunità.
Finalmente un aterza specie di terreno, il più moderno di tutti, è quello di trasporto che insieme con estesi banchi di ghiaja ricuopre le parti più depresse della valle, a partire dal piè del poggio di Lucignano, e dell'alti-piano prenominato, oltrepassando il confine orientale di questa stessa comunità.
La parte dove siede la terra di Lucignano è coperta per la massima parte di grandi strati di calcaria appenninica, in qualche punto ricoperti dall'arenaria a grana fine, e tale da prestarsi ai lavori di architettura quanto la pietra serena di Fiesole. - Quindi è che due arti principali si contano in Lucignano, i fornaciaj, che hanno in casa materiale inesausto nella calcaria suddetta, e gli scarpellini, cui fornisce ottimo pietrame il monte stesso di Lucignano; il quale insieme con il Monte S. Savino forma uno degli sproni orientali del vicino monte di Palazzuolo, che è esso stesso formato di schisto argilloso, di macigno, e di arenaria-calcaria (pietra forte di Firenze).
Se debbo dire qualche parola sulla coltura del suolo di questa comunità, avvertirò, che il poggio di Lucignano, sia per la sua posizione isolata da tre parti, sia per la natura del terreno che la ricuopre, sia per la temperatura della valle in cui risiede, prestasi a maraviglia alla vite e all'olivo; piante che forniscono due prodotti squisiti. Il vino segnatamente del poggio di Lucignano potrebbe stare a confronto con i migliori della Val di Chiana, seppure non si voglia col nostro Redi mettere alla testa Montepulciano d'ogni vino è il re.

Ubertosa a frutte, a vino, a granaglie, a praterie è la pianura percorsa dall'Esse, e dalla Foenna, come pure l'alti-piano, cui esse fiumane vanno lambendo intorno. Volendo stare ai calcoli datici nel 1828 dal Professor G. Giulj, nella sua Statistica agraria della Val di Chiana, la sementa annuale dei cereali in tutte le giaciture del terreno di questa comunità sarebbe di staja 8000.
Fra le arti e manifatture, oltre quelle de'fornaciaj e scarpellini havvi qualcuno che si occupa nel far trecce e lavorare cappelli di paglia; vi sono due tintorie, una fabbrica di cappelli di pelo, e una fornace di vasellami ordinarii; poche industrrie in confronto della popolazione, onde poter bastare alla classe indigente ed oziosa, cui prestano altronde mezzi da lavorare e da vivere i possidenti terrieri e soccorso caritatevole pie fondazioni.
Conta Lucignano, oltre l'ospedale,due luoghi pii. La Fraternita, di antica fondaziione, e l'Eredità Spagna, attualmente riunita alla Fraternita. Porta essa il nome del fondatore Stefano Spagna che fu medico nel secolo XVII del Sultano a Costantinopoli, dove fece le sue ricchezze che ricondusse con esso in patria per lasciarle ai poveri e dotare delle oneste fanciulle. Quest'uomo benemerito del suo paese è sepolto nella chiesa de'Cappuccini a Lucignano.
Delle persone salite in dignità e native di Lucignano pubblicò una lunga lista il Dini nella sua opera Antiquitatum Etruriae, seu De situ Clanarum.
Se di quelle più illustri dovessi qui fare il novero, direi, che da Lucignano fu il cardinal Bruni, creato nel 1060 dal Pontefice Niccolò II, e la cui famiglia si estinse di corto nel dottor Bruno Bruni infermiere del Regio Spedale di Bonifazio di Firenze. Rammenterei un Giuseppe Griffoli professore all'università di Pisa, ambasciatore a Parigi per la Repubblica sanese, e scrittore latino elegantissimo; un Francesco Dini giureconsulto distinto del secolo XVIII, e autore del libro testè citato; un padre Baffi Francescano Conventuale che figurò al Concilio di Trento ec.
Fra gli artisti Lucignanesi si conta per famoso intagliatore in legno un tal Pietro da Lucignano, il quale fiorì nel secolo XIV, e lavorò principalmente in Perugia. Della famiglia dei Minori Conventuali di Lucignano, nel secolo XV fu il padre Pietro Pulcetta che il della Valle dopo aver visitatoi sei libri corali del suddetto convento, dipinti e scritti tutti dal detto frate, lo decantò per un eccellente miniatore La famiglia Bracci di Lucignano fornì molti scultori in pietra; e da quella de'Salvi escirono buoni scultori in legno.
La Comunità di Lucignano mantiene 2 maestri di scuola, un medico e un chirurgo.
Si tengono in questa terra tre fiere annuali, le quali cadono nel maggio (a dì 3), nel settembre (primo giovedì) e nel dicembre (a dì 21). I languidi mercati settimanali si fanno nel giorno di giovedì.

POPOLAZIONE della Comunità di LUCIGNANO a due epoche diverse (*).

- nome del luogo: Calcione, titolo della chiesa: S. Pietro (Rettoria), diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti anno 1745 n° 126, abitanti anno 1833 n° 184
- nome del luogo: LUCIGNANO, titolo della chiesa: S. Michele (Insigne Collegiata), diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti anno 1745 n° 2256, abitanti anno 1833 n° 2396
- nome del luogo: LUCIGNANO, titolo della chiesa: S. Maria della Querce (Rettoria), diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 484
- nome del luogo: Pieve Vecchia, titolo della chiesa: S. Felice in S. Biagio (Prioria), diocesi cui appartiene: Arezzo, abitanti anno 1745 n° 1020, abitanti anno 1833 n° 782
- Totale abitanti anno 1745 n° 3402
- Totale abitanti anno 1745 n° 3846


(*) La popolazione del 1551 manca, stante che a quell'epoca Lucignano era compreso nella Giurisdizione della Repubblica sanese, indipendente dal regime fiorentino


LUCIGNANO in Val di Chiana. - Si aggiunga. - Veggasi inoltre una specie di storia MS. de' paesi di Santa Fiora, di Montepulciano, e Lucignano in Val di Chiana esistente nell' Arch. segreto Mediceo di Firenze.
Nel 1833 la Comunità di Lucignano contava 3846 Abitanti e nel 1845 ne aveva 3583, stante la diminuzione di quasi 300 Abitanti dentro la Terra di Lucignano.


Calcione, Abitanti N.° 192
LUCIGNANO collegiata, Abitanti N.° 2074
LUCIGNANO, S. Maria della Querce, Abitanti N.° 517
Pieve Vecchia, Abitanti N.° 800
TOTALE, Abitanti N° 3583
***

Fonte:
Dizionario Geografico Fisico della Toscana di Emanuele Repetti


Torna ai contenuti | Torna al menu